Sei in: Home

Farmacia Bogani

JA slide show

L'ipertensione arteriosa

E-mail Stampa

L'ipertensione arteriosa non è una malattia di per sé ma aumenta il rischio di essere colpito da ictus cerebrale,infarto di cuore, insufficienza renale ed altre malattie. Il ricorso alle cure oggi disponibili permette di eliminare pressoché completamente questo rischio "aggiuntivo".

 

Con il termine di ipertensione arteriosa si definisce un aumento anormale della pressione arteriosa. La pressione arteriosa è l’energia con la quale il sangue circola nei vasi arteriosi. La pressione arteriosa è la pressione esercitata dal sangue, pompato con forza dal cuore, sulla parete delle arterie che distribuiscono il sangue stesso nell'organismo. Dal momento che il cuore batte ad intervalli regolari, è possibile distinguere una pressione"massima" o "sistolica" che corrisponde al momento in cui il cuore pompa il sangue nelle arterie, ed una pressione"minima" o "diastolica" che corrisponde alla pressione che rimane nelle arterie momento in cui il cuore si ricarica di sangue per il battito successivo.

 

Essa dipende dalla spinta impressa dal cuore al sangue e dalla elasticità dei vasi arteriosi: più questi sono rigidi e più la pressione sarà alta. I valori della pressione arteriosa variano con l'età, tendendo ad aumentare con il passare degli anni, e nel corso della giornata, risultando più alti al risveglio, tendendo a diminuire durante il giorno,aumentando in caso di sollecitazioni fisiche ed emotive.

 

Si può quindi comprendere come non esistano in senso assoluto valori di pressione arteriosa normali e la definizione di limiti netti possa risultare arbitraria:in ogni caso secondo il consenso degli esperti, si ritiene che il rischio cardiovascolare aumenti al punto di giustificare un intervento terapeutico, anche farmacologico, in presenza di valori di pressione pari o superiori a 140 mm Hg per quanto riguarda la pressione sistolica (la "massima") e/o pari o superiori a 90 mm Hg per quanto riguarda la pressione diastolica (la "minima").

 

Tabella 1: Classificazione dell’ipertensione suggerita dall’OMS/ISH, basata sui livelli della pressione

arteriosa nei soggetti adulti di età uguale o superiore a 18 anni.

Pressione arteriosa in mm Hg

Categoria

Sistolica    Diastolica

Ottimale < 120 < 80

Normale < 130 < 85

Normale – alta 130 – 139 85 – 89

Ipertensione di Grado 1 borderline 140 – 149 90 – 94

Ipertensione di Grado 1 lieve 150 – 159 95 – 99

Ipertensione di Grado 2 moderata 160 – 179 100 - 109

Ipertensione di Grado 3 grave ≥180 ≥110

Ipertensione sistolica isolata borderline 140 - 149 < 90

Ipertensione sistolica isolata 150 < 90

N.B.: Quando la pressione sistolica e diastolica di un paziente rientrano in categorie differenti la classificazione vafatta in base alla categoria maggiore.

In considerazione di questo dato le ipertensioni arteriose si suddividono in leggere-moderate, quando i valori di pressione diastolica giungono sino a 110 mmHg, ed in gravi, quando i valori sono superiori. In tutti i casi in cui non è possibile identificare una causa evidente: si parla di ipertensione essenziale. Si tratta quindi della forma più comune di ipertensione arteriosa, nei confronti della quale esiste una predisposizione familiare e che sarebbe legata ad alterazioni da parte delle cellule nella gestione di due sostanze: il sodio ed il calcio.

Fino alla menopausa la donna è maggiormente protetta dalle malattie cardiovascolari. Poi però viene a mancare la"salvaguardia" biologica offerta dagli ormoni presenti nella vita fertile e la situazione per la donna si fa davverodifficile. Pensate solo che: Le malattie cardiovascolari uccidono più donne che uomini, per quanto a un’età più avanzata.L’infarto è la causa di morte più comune nella donna.Nella donna il rischio cardiovascolare insorge dieci anni dopo l’uomo: una donna di 55 anni ha esattamente lo stesso rischio di un uomo di 45.L’ipertensione arteriosa sistolica (cioè il valore massimo) in età avanzata è più frequente nella donna rispetto all’uomo.La donna raggiunge i massimi valori di colesterolo verso i 60 anni di età,circa 10 anni dopo l’uomo.L’obesità è molto più frequente nelle donne di mezza età e di età avanzata rispetto agli uomini coetanei.L’evoluzione delle malattie cardiovascolari è generalmente peggiore nella donna che nell’uomo.

Come si presenta: i sintomi ed il loro significato

Normalmente il primo riscontro di ipertensione arteriosa, soprattutto nelle forme lievi, è occasionale. E' difficile che l’ipertensione dia inizialmente dei disturbi: spesso ci si accorge di una pressione superiore alla norma dopo anni dalla sua insorgenza.A volte è possibile avere, soprattutto nelle forme che presentano subito valori molto elevati: cefalea, sensazione di testa pesante, ronzii alle orecchie, vertigini, perdita di sangue dal naso.Normalmente i disturbi provocati dall’ipertensione arteriosa sono legati ai danni indotti dalla stessa su alcuni organiche risultano particolarmente sensibili ad elevati valori di pressione arteriosa, soprattutto se questi valori sono mantenuti a lungo nel tempo: il cuore, il rene ed il cervello.A livello del cuore un’elevata pressione arteriosa può provocare alterazioni del ritmo cardiaco, dolori al petto(espressione di una condizione ischemica del cuore, cioè di un ridotto apporto di sangue rispetto ai bisogni), sino aggiungere ad una condizione di insufficienza cardiaca (cioè di incapacità del cuore a far fronte al proprio ruolo di pompa nel sistema circolatorio) che inizialmente si manifesta con mancanza del respiro durante la notte, con necessità di mettersi seduti per respirare meglio, o durante lo sforzo, e con comparsa di gonfiori alle gambe.Sul rene l’ipertensione produce una progressiva riduzione della funzionalità renale con perdita di proteine nelle urine e riduzione della quantità delle urine. Un’ipertensione arteriosa elevata e mantenuta a lungo nel tempo può danneggiare irrimediabilmente i reni. I disturbi a carico del cervello sono legati a danni del circolo cerebrale e possono manifestarsi o con compromissioni acute e drammatiche di alcune aree del cervello (ictus) oppure con una lenta e graduale perdita di alcune funzioni quali la memoria, l'attenzione, l'orientamento nello spazio e nel tempo.

Come si fa la diagnosi

L'elemento base per poter fare una diagnosi di ipertensione arteriosa è la precisa misurazione della pressione arteriosa. Si possono considerare equivalenti tra loro i sistemi di misurazione manuale, che richiedono una certa esperienza, e quelli elettronici a lettura automatica, di uso più semplice e utilizzabili comodamente al proprio domicilio.Indipendentemente quindi dal tipo di misurazione è importante che questa avvenga in condizioni idonee.Innanzitutto si deve essere tranquilli e rilassati. La prima volta è opportuno fare una misurazione stando in piedi e una da sdraiati. E' sempre consigliabile fare almeno tre misurazioni a distanza di qualche minuto l'una dall'altra,confrontandole poi tra loro.Una volta accertata la presenza di ipertensione arteriosa è opportuno valutare la presenza di possibili cause evidenziabili. Innanzitutto bisogna escludere la presenza di fattori che, a volte, possono dare ipertensione, quali:farmaci (gocce decongestionanti nasali, cortisonici, pillola anticoncezionale, antiacidi contenenti sodio);fumo;abitudini alimentari (ingestione di liquirizia, consumo di alcool, cibi ricchi in sodio, colesterolo e trigliceridi);obesità.Nella grande maggioranza dei casi non è possibile identificare alcuna causa alla base dell’ipertensione, ed essa viene definita come ipertensione essenziale.L’obiettivo da perseguire è in questo caso la prevenzione di eventuali danni d’organo prodotti dall’ipertensione.

Fondamentale è un’accurata visita cardiologica atta ad evidenziare eventuali stati di sofferenza del cuore indotti dall’ipertensione. La presenza dell’ipertrofia, cioè di un aumento della massa del muscolo cardiaco indotta dalla pressione elevata potrà essere confermata da un elettrocardiogramma.

Le cure

Obiettivo della cura dell’ipertensione arteriosa è la riduzione dei valori pressori e del rischio di ammalare di malattie cardiovascolari.La riduzione delle pressione può essere ottenuta con opportuni provvedimenti igienico-dietetici e con farmaci. Le misure igienico-dietetiche prevedono l’aumento dell’attività fisica (camminare, andare in bicicletta,palestra..), riduzione del peso corporeo con una adeguata dieta ipocalorica nel caso di obesità, riduzione del consumo di sale con i cibi.Questi provvedimenti riducono la pressione di pochi millimetri di mercurio,richiedono un costante impegno ed una forte motivazione individuale, ma hanno effetti vantaggiosi a lungo termine anche su altri fattori di rischio spesso associati all’ipertensione, come l’obesità, l’ipercolesterolemia ed il diabete. Se questi provvedimenti non risultano sufficienti,devono essere combinati con la terapia farmacologia, di cui aumentano l’efficacia sia in termini di riduzione della pressione che del rischio cardiovascolare.Nei casi di ipertensione essenziale l'obiettivo della cura sarà quello di abbassare direttamente i valori pressori.Esistono innanzitutto alcune misure che non prevedono l'uso di farmaci, e che si rivelano particolarmente utili nelle forme più lievi.Esse comprendono la pratica di un esercizio fisico regolare aerobico ( corsa, bicicletta, nuoto,ecc.), una dieta a basso contenuto di sale e di grassi, la riduzione del peso, la limitazione nell’assunzione di alcolici e l’astensione dal fumo.L’esercizio fisico, oltre a favorire il calo di peso, porta ad abbassare il colesterolo totale. Con un ulteriore vantaggio:il movimento regolare rappresenta l’unico sistema scientificamente dimostrato per aumentare nel tempo la sintesi di colesterolo HDL ad azione protettiva. Più in generale l’attività fisica, che deve essere una sana abitudine di ogni giorno perché permette di far abbassare i valori del trigliceridi e la pressione arteriosa, consente di prolungare l’esistenza. Secondo una ricerca condotta dall'Università di Harvard, negli USA, bruciare almeno 1500 calorie la settimana con l'attività fisica riduce di un quarto il rischio di morte nei 26 anni successivi. Importante è fare uno sforzo commisurato alle proprie possibilità senza eccedere ma sfruttando soprattutto l’aspetto della regolarità.Di seguito i vantaggi delle diverse attività.

In palestra. Occorre da un lato migliorare il “fiato”, svolgendo attività prevalentemente aerobiche, dall’altro a potenziare i muscoli aumentando la presenza di tessuto muscolare in sostituzione di quello adiposo. In teoria questi due obiettivi dovrebbero andare di pari passo in palestra ed anche le sedute dovrebbero essere suddivise equamente sui due versanti. Tre o quattro “allenamenti” in palestra las ettimana, della durata di 20-40 minuti ciascuna, possono consentire di ottenere il lo scopo. Sul fronte dell'attività aerobica vanno benissimo la vecchia ma sempre valida cyclette, con sforzi di pedalata programmati per non creare pericolosi sovraccarichi di attività per il cuore, il vogatore, che mima l’attività del canottaggio e potenzia soprattutto i muscoli della parte superiore del corpo (attenzione solo a chi ha mal di schiena, visto che soprattutto nei primi mesi di attività si rischia di accentuare i disturbi), fino ai più moderni scalini da salire e scendere a tempo di musica e ai tapis-roulant.

In piscina. Con il nuoto si ottengono importanti risultati: il movimento in acqua, soprattutto se si modificano gli stili nel corso di una seduta, consente di far sviluppare in maniera armonica i diversi fasci muscolari. In più un’oretta in piscina, almeno tre volte la settimana, consente un valido dispendio energetico. Basti pensare che chi ha una valida tecnica riesce a consumare anche 600 calorie l’ora nuotando senza strappi e in modo continuativo, e che il dispendio energetico può risultare addirittura superiore per chi è alle prime armi in ambiente acquatico. Importante è che i movimenti siano quanto più possibili fluidi, dolci e continui. E soprattutto, dilazionati nel tempo. Il programma prevede, dopo qualche minuto di riscaldamento, di darsi a nuotate lente con pochi secondi di pausa tra una vasca e l’altra.

All’aperto. Oltre alle passeggiate e alle corse lente, via libera alle due ruote. Pedalare regolarmente,sfruttando su strada i benefici della cyclette, è una delle attività più efficaci per conquistare una buona forma.Si tratta infatti di un’attività aerobica, che comporta un impegno costante e fa lavorare assiduamente cuore e polmoni. Col tempo, questo tipo di sport fa diminuire il colesterolo cattivo nel sangue, quello legato alle proteine LDL, facendo aumentare al contempo quello buono (HDL). Inoltre pedalare è un’attività isotonica,(contrazioni e decontrazioni muscolari si ripetono ritmicamente) e quindi è particolarmente consigliabile anche per chi ha la pressione arteriosa leggermente alta.Quando queste misure non si rivelano sufficienti è giustificato il passaggio all'uso dei farmaci.

I controlli

L'ipertensione arteriosa è una condizione caratterizzata da una grande dinamicità. Una cura efficace in un dato momento può non esserlo più a distanza di tempo.E' quindi buona norma sottoporsi a controlli periodici non solo dei valori pressori ma anche di tutti quei parametriche possono indicare eventuali danni d’organo indotti dall’ipertensione. In particolare sono consigliabili:un controllo della pressione arteriosa (una volta al mese);un elettrocardiogramma (una volta all’anno);controlli dei principali parametri ematochimici (una volta all'anno).